Stimolazione magnetica transcranica theta-burst intermittente nel trattamento della malattia di Parkinson
E' stata studiata la sicurezza e l'efficacia della stimolazione theta-burst intermittente ( iTBS ) nel trattamento dei sintomi motori nella malattia di Parkinson.
La progressione della malattia di Parkinson è caratterizzata dalla comparsa di deficit motori, che alla fine rispondono meno alla terapia dopaminergica e rappresentano una sfida terapeutica.
La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva ( rTMS ) ha mostrato risultati promettenti nel miglioramento dell'andatura, una delle principali cause di disabilità, e può fornire una valida alternativa terapeutica.
iTBS è un nuovo tipo di rTMS che può essere più efficace del rTMS convenzionale.
In uno studio randomizzato, in doppio cieco, sham-controllato ( stimolazione fasulla ), sono state studiate la sicurezza e l'efficacia di iTBS a livello di corteccia motoria e prefrontale dorsolaterale in 8 sessioni di 2 settimane ( classe di evidenza I ).
La valutazione dell'efficacia clinica e della sicurezza per un periodo di 1 mese ha incluso prove cronometrate di deambulazione e bradicinesia, la scala UPDRS ( Unified Parkinson's Disease Rating Scale ) e le ulteriori misure cliniche, neuropsicologiche e neurofisiologiche.
Sono stati studiati 26 pazienti con forma lieve-moderata malattia di Parkinson: 13 sottoposti a iTBS e 13 a una stimolazione simulata.
Sono stati riscontrati effetti benefici della iTBS sull'umore, ma nessun miglioramento nella deambulazione, bradicinesia, scala UPDRS e in altre misure.
Il monitoraggio EEG / EMG non ha registrato alcun aumento patologico dell'eccitabilità corticale o dell'attività epilettica.
Pochi pazienti hanno riferito disagio o dolore e tinnitus durante la stimolazione reale.
In conclusione, la stimolazione iTBS della corteccia prefrontale e motoria appare sicura e migliora l'umore, ma non è riuscita a migliorare le prestazioni motorie e lo stato funzionale nella malattia di Parkinson. ( Xagena2011 )
Benninger Dh et al, Neurology 2011; 76:601-609
Neuro2011